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Strage di Capaci, Mattarella: lotta alle mafie “con impegno e sempre maggiore determinazione”

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In occasione delle strage di Capaci del 23 maggio 1992, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha dichiarato che la lotta alle mafie “va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione”. E ha sottolineato che “magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità”. Quindi Mattarella ha sottolineato che la la mafia “può essere battuta ed è destinata a finire”.

Mattarella ricorda quei giorni drammatici e le vittime. “Il 23 maggio di trentuno anni fa lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario. Con Giovanni Falcone persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, magistrata di valore, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, che lo tutelavano con impegno. Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D’Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino, con Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria. Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia. I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia”.

All’interno e all’esterno dell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo una serie di iniziative in ricordo della strage, con la premier Giorgia Meloni in collegamento da Roma, mentre il ministro degli Interni Piantedosi si è recato al giardino di Palazzo Jung per l’apertura simbolica del cantiere della sede in cui sorgerà il Museo del presente e della memoria della lotta alle mafie Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Qui il ministro ha ricordato che “L’arresto di Matteo Messina Denaro ha significato la chiusura di una pagina della nostra storia, quella stragista. Adesso è cominciata un’altra storia. La battaglia prosegue, la mafia si è evoluta, ha cambiato il suo modo di agire. L’importanza del ruolo Stato e delle sue istituzioni è anche quella di adattarsi a questo mutare della mafia e non retrocedere. Come ha detto Falcone, la mafia è un fenomeno umano e come tale è destinato a finire”.

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