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Von der Leyen: “Sì al price cap al gas russo”. Nord Stream forse danneggiato per sempre

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Sì al price cap al gas russo, un nuovo elenco di persone fisiche ed entità, tra cui personalità del ministero della Difesa, sottoposte a sanzioni e ulteriori restrizione al commercio che priveranno l’economia russa di 7 miliardi di ricavi e delle tecnologie chiave “necessarie per la sua macchina da guerra”. Sono alcuni dei provvedimenti del pacchetto di sanzioni alla Russia, illustrato oggi dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e che saranno proposti agli Stati membri al Consiglio Ue dell’Energia di venerdì. “Per far fronte a possibili interruzioni dell’approvvigionamento, si potrebbero rendere obbligatorie misure di solidarietà per garantire a tutti i Paesi Ue l’accesso al gas necessario per servire i clienti protetti e le industrie critiche”, si legge nel testo provvisorio circolato a tarda sera.

Intanto i presunti attacchi al Nord Stream generano nuova tensione. In una serie di messaggi postati su Telegram la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova ha accusato gli Stati Uniti di aver “messo in pratica la loro minaccia”. La Zakharova si è riferita a una dichiarazione del presidente Usa Joe Biden rilasciata all’inizio di febbraio secondo cui Washington avrebbe “posto fine” al gasdotto Nord Stream 2 nel Mar Baltico se Mosca fosse intervenuta militarmente in Ucraina. La Zakharova ha poi annunciato che “la Russia intende convocare una riunione formale del Consiglio di sicurezza dell’Onu in relazione alle provocazioni riguardanti i gasdotti Nord Stream 1 e 2”.

A Svezia e Danimarca è stato invece chiesto di fornire tutte le informazioni in loro possesso, ai membri del Consiglio, visto che le tre falle che si sono aperte nei gasdotti, sprigionando bolle di gas in mare, si trovano due nella zona economica esclusiva di Copenaghen, l’altra in quella di Stoccolma.

Il timore di Berlino è che i gasdotti Nord Stream 1 e 2 potrebbero non funzionare mai più. Sulle cause che hanno provocato i gravi danni circolano diverse ipotesi: il colpo di un sommergibile, di un drone marino o ancora di cariche di Tnt. In sostanza l’ipotesi di un danneggiamento volontario sembra quella più accreditata ed è subito scattato il rimpallo di responsabilità tra Russia e Usa.

L’agenzia danese per l’Energia ha fatto sapere che oltre la metà del gas contenuto nel Nord Stream si è già disperso nell’atmosfera e la perdita dovrebbe esaurirsi entro domenica. Solo quando il gas nel tubo sarà terminato, sarà possibile scendere in profondità per indagare, ha spiegato il ministro della Difesa danese Morten Bodskov.

Il danno ambientale. Le conseguenze di questa enorme fuoriuscita di gas sono ancora al vaglio degli scienziati, con pareri contrastanti. L’organizzazione ambientalista tedesca Deutsche Umwelthilfe e l’esperto di biogeochimica dell’Università del Colorado Joe von Fischer ad esempio, ritengono che il gas fuoriuscito avrà un impatto contenuto sui gas serra in atmosfera perché si tratta di perdite sottomarine. Secondo Grant Allen, scienziato ambientale esperto di gas naturale e composizione atmosferica dell’Università di Manchester invece, le perdite potrebbero essere così ingenti e la colonna di gas in acqua così pura e violenta, da rendere difficile ai batteri una qualunque azione mitigatrice. Donato Romano, ricercatore dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, esperto di ecosistemi bio-ibridi e impiego di tecnologie nei sistemi naturali ha a sua volta dichiarato all’AdnKronos che “un evento del genere avrà sicuramente impatti sull’ecosistema, a livello locale, ma in maniera più diffusa sull’intera biosfera”. Gli effetti diretti, quindi, “riguarderanno sicuramente gli animali che sorvolano quella zona perché si troveranno a inalare questa elevata densità di gas in quel volume d’aria, intossicandosi”.

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