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Rassegna: Milan, è il giorno della svolta storica. RedBird al comando e le prime parole ufficiali di Gerry Cardinale. Juve, bilancio da parte di Allegri

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Rassegna stampa di mercoledì 1 giugno, a Casa Milan inizia l’era RedBird. Come riporta Sportmediaset, dopo le firme per il passaggio di proprietà per 1,2 miliardi di euro, è arrivato anche l’annuncio ufficiale a completare l’operazione, storica, lo possiamo dire. Comunicazione che sancisce definitivamente l’acquisto della maggioranza del club campione d’Italia. Ad ogni modo il closing è previsto entro il mese di settembre 2022 ed Elliott rimarrà come socio di minoranza. Gerry Cardinale, numero uno del fondo di investimento si presenta con queste parole.

ONORATI- “Onorati di far parte della storia del Milan, entusiasti di poterne scrivere il prossimo capitolo. Siamo impazienti di iniziare una partnership di lungo termine con il Club, il suo management e i milanisti di tutto il mondo per continuare a spingere il Milan sempre più in alto negli anni a venire. La filosofia di investimento di RedBird e i risultati conseguiti nel mondo dello sport hanno dimostrato che le società calcistiche possono avere successo in campo, mantenendo allo stesso tempo un profilo finanziario sostenibile”.

Dal Milan alla Juventus, da Cardinale ad Allegri, il tecnico bianconero traccia a Dazn un bilancio sulla stagione bianconera appena conclusa

NON INFERIORI- “Milan, Inter e Napoli ci sono arrivate davanti in classifica, ma non ci erano superiori. Se non abbiamo mai vinto negli scontri diretti, qualcosa ci è mancato sotto l’aspetto caratteriale o della gestione”.

RIFLESSIONI- “Chi vince non potrà mai giocare male. Però anche chi gioca bene, perde e viene criticato perché non arriva il risultato. Quando sei in campo non c’è un metodo unico per vincere: bisogna avere giocatori molto bravi, metterli nelle giuste condizioni e dargli un’idea. La differenza è che quando alleni una grande squadra, l’obiettivo è arrivare a vincere. Tutti vogliamo giocare bene, ma è una parola astratta perché alla fine ci si ricorda della rovesciata fatta da Ronaldo qui a Torino, non di com’è venuta fuori l’azione. Poi dipende dalle caratteristiche del giocatore, ma soprattutto dal Dna della società, altro elemento che non puoi cambiare. Quando sei in una grande squadra devi vincere. Quindi un metodo lo devi trovare e tutti gli anni non è uguale”, ha detto.

LEADER DEL FUTURO- “Ce ne sono due: De Ligt e Locatelli. Manuel è stato un ottimo acquisto, potrà essere il capitano, ha le caratteristiche tecniche e morali per stare tanti anni alla Juve. Poi quest’anno è stata una piacevole sorpresa Danilo: quando parla non è mai banale e mette davanti la squadra. Un vero leader è silenzioso, deve parlare poco e deve mettere sempre davanti la squadra. È la squadra che ti riconosce come leader”.

SU VLAHOVIC- “Dusan può essere un leader a modo suo, ha un carattere leale, vuole sempre vincere, più che con le parole, diventerà un leader carismatico in campo a livello caratteriale. Ho allenato Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Ronaldinho, Robinho, Cassano, Seedorf, Pirlo e Buffon: un fuoriclasse, a parte quando si metteva in porta e non si buttava… L’unico che mi è mancato allenare è Messi. Mi emoziono ancora se penso alle annate trascorse con grandi giocatori che mi hanno insegnato e dato tanto. Con loro ho avuto anche degli scontri, ma il campione non è quello che esce dallo spogliatoio, sconsolato, e chiama il procuratore. È quello che tira fuori l’orgoglio, ti dimostra che è ancora un campione e così in campo vince le partite”.

DYBALA- “Paulo deve tornare a essere se stesso, c’è stato un momento in cui si è fatto trascinare dal fatto che era il nuovo Messi. Un giocatore non può emulare o pensare di essere come un altro. Ha ancora tanto da dare perché ha qualità tecniche straordinarie, gioca in modo divino”, ha concluso.

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