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Arriva il latte sintetico: sos di Coldiretti

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Dopo la carne e il pesce in provetta arriva anche il latte sintetico, con Israele che si appresta a diventare uno dei primi Paesi al mondo a vendere veri e propri prodotti lattiero caseari senza mucche. È l’allarme lanciato da Coldiretti e Filiera Italia che a Milano, a Tuttofood, la più importante fiera dell’agroalimentare in Italia, hanno lanciato con Assica, Assolatte, Unaitalia e Assocarni la prima alleanza contro l’assalto del cibo sintetico alle tavole mondiali e a comparti strategici del vero Made in Italy agroalimentare, dalla carne ai salumi, dal latte ai formaggi, in occasione del convegno su “I rischi del cibo sintetico”. Un pericolo, quello rappresentato dal latte sintetico, per la sopravvivenza della Fattoria Italia, che vale oggi 55 miliardi di euro e rappresenta uno dei fiori all’occhiello del tricolore a tavola.

Il ministero della Sanità di Israele – spiega Coldiretti – ha concesso alla società Remilk, che sta già producendo su scala industriale in diverse aree del mondo, di vendere al pubblico i suoi prodotti lattiero caseari nati in laboratorio senza aver mai visto neppure l’ombra di una mucca, usando il gene della proteina del latte e inserendolo in bioreattori per la crescita accelerata con un processo simile a quello usato un po’ per tutti gli alimenti creati in laboratorio, o “a base cellulare” come suggerito da Fao e Oms.

“La verità è che non si tratta di cibo ma di un prodotto ingegnerizzato, con processi di lavorazione molto più simili a quelli dei farmaci e proprio in questo ambito devono essere valutati”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nei prodotti a base cellulare si utilizzano ormoni che invece sono vietati negli allevamenti europei dal 1996. Abbiamo acceso i riflettori su un business in mano a pochi ma molto influenti nel mondo che – precisa Prandini – può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda mettendo a rischio la stessa democrazia economica e alimentare”.

“La filiera del bovino in Italia rappresenta più del 4,5% del comparto della produzione agroalimentare, con circa 9,3 miliardi di euro di fatturato, 350.000 addetti e oltre 131.000 aziende agricole. I bovini per loro natura sono contributori netti alla sicurezza alimentare, perché si alimentano per il 90% di erba e cellulosa non consumabili dall’uomo, fornendo proteine ad alto valore nutrizionale – dichiara Serafino Cremonini, presidente di Assocarni -. Inoltre, l’allevamento bovino, da sempre strettamente legato alla terra e alla sua produzione agricola, rappresenta un presidio importante per salvaguardia del territorio e per l’ambiente. Non è un caso che, con il crollo degli allevamenti passati da 1,5 milioni di fattorie nel 1961 alle attuali 131mila, il nostro territorio abbia subito il dissesto idrogeologico che è sotto gli occhi di tutti. L’abbandono delle produzioni tradizionali a favore del cibo da laboratorio, oltre a non fornire gli stessi nutrienti della carne naturale, inciderà negativamente sugli ecosistemi ambientali. Pertanto, riteniamo che il governo italiano, in base ai più elementari principi di precauzione, abbia fatto una scelta importante nel bloccare la produzione nel nostro Paese”.

La novità del cibo sintetico viene nettamente bocciata dagli italiani con il 72% degli intervistati che non mangerebbe la carne sintetica ottenuta in laboratorio e solo il 18% la proverebbe, mentre il 10% non sa e ha quindi bisogno di più informazioni. Questi i risultati di un’indagine Tecnè.

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