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Brexit: l’Europarlamento boccia la proposta di Londra sullo status dei cittadini europei

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La proposta di Londra sullo status dei cittadini dell’Unione Europea nel Regno Unito, non è piaciuta all’Europarlamento che ha minacciato il veto verso qualsiasi accordo che non sia basato sulla piena reciprocità. Non verrà approvata – è l’avvertimento – nessuna proroga del termine del 30 marzo stabilito per chiudere i negoziati.

In un documento sottoscritto dai presidenti dei quattro principali gruppi politici dell’assemblea di Strasburgo, nonché dai componenti del gruppo incaricato di seguire il dossier Brexit (Elmar Brok, Roberto Gualtieri e Danuta Hubner), si evidenzia che a fronte della “reciprocità e parità di trattamento” proposta dall’Ue, da Londra è giunta un’offerta “ben lontana da quello a cui hanno diritto i cittadini dell’Unione” in Gran Bretagna.

Inoltre, nella nota si rileva come “a più di un anno dal referendum sulla Brexit, la proposta britannica lasci parecchie domande senza risposta”. Questioni che riguardano gli studenti, i medici, i lavoratori frontalieri nonchè la data limite in base alla quale i cittadini Ue avranno un trattamento piuttosto che un altro. “All’inizio del 2019 – si legge ancora nel documento – i deputati al parlamento europeo diranno l’ultima parola sull’accordo Brexit. Nei prossimi mesi, lavoreremo a stretto contatto con il negoziatore Ue e i 27 Stati membri per aiutare a orientare i negoziati.

Ma cosa prevedeva la proposta di Theresa May?

La premier britannica aveva assicurato che “nessun europeo, che viva legalmente da cinque anni in Gran Bretagna, sarà costretto ad andarsene. Si parla di “settled status”: una residenza permanente con cui godere di tutti i diritti (dal welfare alla scuola, tranne il diritto di voto, per cui serve la cittadinanza, richiedibile proprio con il settled  status). Tre le critiche principali: per prima cosa la proposta è arrivata troppo tardi, secondo non è stata fissata la cosiddetta cut off date (la data entro cui si può far partire il conto dei 5 anni per avere poi la residenza permanente), infine resta irrisolta la questione della protezione legale (l’Europa vorrebbe affidarla alla Corte Europea, Londra invece vuole toglierle competenza sul suo territorio dopo l’addio ufficiale).

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