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Champions League: l’Inter ribalta il Tottenham in 7 minuti, il Napoli stecca a Belgrado

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“Amala! Pazza Inter amala!”. Questo il motivetto dell’inno del club nerazzurro; e l’Inter, anche in Champions League si conferma pazza, pazza da amare. Meazza impazzito di gioia nel match d’esordio del girone B: il ribaltone ai danni del Tottenham è da infarto. Protagonisti della “remuntada”, maturata in una manciata di minuti e a pochi minuti dal triplice fischio dell’arbitro, sono Icardi e Vecino: già, proprio loro, gli eroi interisti che nel maggio scorso alll’Olimpico contro la Lazio regalarono alla squadra di Spalletti un’inattesa qualificazione in Champions, sempre all’ultimo respiro e in rimonta. Insomma, la notte che l’Inter aspettava da sei anni e mezzo (tanto i nerazzurri mancavano dall’Europa che conta) finisce in tripudio: una notte magica. Può essere la vittoria della svolta? Può essere la vittoria che scaccia la crisi maturata col deludente avvio in campionato? Forse. Perchè non è tutto oro quel che luccica: a parte il doppio acuto tra l’85’ e il 92′, l’Inter anche contro gli inglesi ha giocato male. Inter mai pericolosa per 84 minuti, rispetto alle occasioni create dai britannici dell’uragano Kane, stasera per la verità in versione refolo di vento più che in versione “Hurricane”. La compagine del tecnico di Certaldo è stata comunque brava a restare in partita e a non crollare dopo il vantaggio degli ospiti firmato dal talento danese Eriksen.

All’inferno e ritorno. Il primo meraviglioso gol in Champions League di Mauro Icardi (tiro al volo da fuori) che riacciuffa il Tottenham a 5 minuti dalla fine e il colpo di testa di Matias Vecino segnano la rinascita nerazzurra. In pochi minuti, Luciano Spalletti, che vedeva davanti a sé una crisi profonda e inaspettata, ritrova improvvisamente il sorriso. San Siro, caldo come non mai e pieno in ogni ordine di posto (64 mila spettatori), ha avuto paura, ha tremato, prima di esplodere col doppio urlo finale. Insomma, 7 minuti che possono cambiare la storia dell’Inter in questa stagione. Per la serie, nel calcio spesso sono gli episodi a decidere, a incidere sulle partite e sui destini delle squadre. Nota tecnica: al di là di tutto, anche Mauricio Pochettino, sopravvalutato allenatore argentino degli “Spurs”, si conferma il classico perdente di successo. L’ennesimo scienziato del calcio sponsorizzato da chi si riempie la bocca di moduli, schemi e tattica. Ribadiamo: il calcio è una cosa semplice e per fare bene non servono gli scienziati. Non a caso sono anni che il Tottenham investe per comprare ottimi giocatori senza vincere nulla. La squadra degli ebrei di Londra, con Pochettino in panchina, è stata capace di arrivare seconda anche quando si è giocata il titolo con il Leicester di Ranieri. Nell’altro match del gruppo B, show di Messi al Camp Nou. Tripletta della “Pulce” e 4-0 al Psv Eindhoven. Dopo la prima giornata: Inter e Barcellona al comando con 3 punti.

Stecca il Napoli. Esordio senza reti per i partenopei che iniziano tra i rimpianti questa nuova avventura in Champions. La squadra di Carlo Ancelotti non va oltre lo 0-0 a Belgrado contro la Stella Rossa. Ambiente caldissimo nel catino del “Marakana”, ma, compagine serba pur sempre “cenerentola” del girone C. Un girone di ferro completato dalle corazzate Liverpool e Paris Saint Germain: ad Anfield Road stasera 3-2 per i Reds sui parigini pieni di fenomeni ma guidati da un altro scienziato della panchina come l’ex tecnico del Borussia Dortmund Thomas Tuchel. Dopo Blanc ed Emery, lo sceicco Al Khelaifi sbaglia ancora nella scelta dell’allenatore: al Psg in panchina serve un grande gestore di campioni, non uno scienziato della tattica. Tornando al Napoli, la prima sfida contro la Stella Rossa nel “grupo de la muerte”, era già uno snodo fondamentale perchè se non fai punti contro la più debole, poi è complicato farli contro Liverpool e Paris Saint Germain. Il pareggio comunque non premia la netta superiorità del Napoli in campo. I ragazzi di Don Carlo hanno infatti sfiorato più volte il gol, non sono stati capaci di concretizzare ma sono stati anche sfortunati: le traverse colpite da Insigne e Mario Rui gridano vendetta. Il muro serbo ha retto anche grazie ad un ambiente reso ancor più elettrizzante dalla sfilata dei vincitori della Coppa Campioni ’91 che con lo storico trofeo hanno fatto il giro del campo. La Stella Rossa trionfò quando esisteva ancora la Jugoslavia ed è tutt’ora l’unica squadra slava ad aver vinto il trofeo per club più prestigioso d’Europa: la coppa dalle grandi orecchie. Ma dopo quel trionfo non ha più disputato la Coppa Campioni-Champions League. Ci è tornata in questa stagione dopo ben 26 anni di astinenza. Era difficile rovinare una serata così importante per Belgrado e la sua “Crvena Zvezda”.

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