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Funerali a Caivano di Maria Paola, Ciro: “Ti amerò oltre le nuvole”. Per un amico di famiglia l’orientamento sessuale non c’entra

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Ali di folla a salutare quella bara bianca che come una barca in mezzo al mare boccheggia per poi essere inghiottita dai flutti. Si sono tenuti oggi i funerali di Maria Paola Gaglione, la 18enne di Caivano alle porte di Napoli, morta dopo essere caduta dalla scooter, speronata dal fratello Michele.

La giovane era con il suo compagano, Ciro. Ancora ricoverato ad Acerra per le ferite riportate dopo la caduta, il giovane, ha fatto affiggere fuori dalla chiesa del parco Verde di Caivano prima dei funerali, un manifesto. Ci sono quattro foto dei due giovani insieme, un cuore con i loro nomi e un lungo messaggio d’addio. ‘Correvamo solo verso la nostra libertà, o almeno credevamo di farlo, verso la nostra piccola grande felicità. Ovunque sarai, il mio cuore sarà lì con te. Ti amerò oltre le nuvole. Ciro’.

Inoltre Ciro è riuscito a vedere per l’ultima volta Maria Paola, rendendo omaggio alla salma della giovane, prima che il feretro giungesse a Caivano per i funerali. Ciro ha ottenuto il permesso della Procura ed è stato scortato dalla Polizia.

Fin da subito è emerso il movente di un fratello che non accettava l’orientamento sessuale di Ciro, ma c’è chi, racconta una storia diversa. Si tratta di Bruno Mazza, che come apprende l’Ansa, è amico di famiglia e fondatore dell’associazione “Un’ infanzia da vivere” che aiuta i bambini del Parco Verde ed è finanziata da Fondazioni e dalla parrocchia. “L’orientamento sessuale non c’entra. La reazione di Michele, che pagherà per quello che ha fatto, è la reazione di un fratello che vedeva Maria Paola sbandata, accanto ad uno che aveva problemi con la giustizia, e andava a firmare ogni giorno in caserma”.

Inoltre Mazza aggiunge: “Maria Paola aveva uno zio omosessuale, che ha vissuto con loro 35 anni, senza alcun problema. Ma ora Maria Paola dormiva ogni giorno in una casa diversa, non aveva neanche dove farsi la doccia, il problema era questo”.

A chiedere una tregua è stato durante l’omelia funebre don Maurizio Patriciello: “Qui siamo in chiesa, il luogo dove l’odio tace. Non c’è posto per l’odio in chiesa. Paola, perdonaci. Tutti noi, sacerdoti e laici, per non essere stati capaci di custodire questa tua fragile e preziosissima vita”, senza fare riferimenti specifici ai fatti di cronaca, ma ricordando di aver battezzato Paola il 15 giugno 2003.

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