ART News

Agenzia Stampa per emittenti radiofoniche

L’innalzamento del livello del mare minaccia Venezia e le coste italiane

2 min read

L’innalzamento del livello del mare minaccia Venezia e tutte le coste italiane. Lo dice il primo studio sul monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici in Italia, presentato dal Sistema nazionale protezione ambientale, che avverte: “Particolare attenzione merita il caso di Venezia”, dove contemporaneamente si alza il livello del mare e si abbassa quello del terreno. Per quanto riguarda le variazioni del livello del mare, gli incrementi, anche se rientrano nell’ordine di pochi millimetri l’anno (pari a circa 2,2 mm/anno con picchi nel Mare Adriatico di circa 3 mm), sono comunqueconsiderati dallo studio, continui e irreversibili.

Il rapporto monitora inoltre: risorse idriche, patrimonio culturale, agricoltura e produzione alimentare, energia, pesca, salute, foreste, ecosistemi marini e terrestri, suolo e territorio, ambiente alpino e appennini e zone costiere.

Il mare italiano si riscalda. Aumenti di temperatura sono particolarmente evidenti nel mar Ligure, Adriatico e Jonio settentrionale. All’aumento della temperatura del mare “corrisponde anche una significativa variazione della distribuzione delle specie, con un aumento nei mari italiani di quelle che prediligono temperature elevate come acciughe, sardinelle, triglie, mazzancolle e gamberi rosa, che si stanno diffondendo sempre più a nord nei mari italiani. Penalizzate invece le specie di grandi dimensioni, talvolta di grande interesse commerciale, come il merluzzo, il branzino, lo sgombro e la palamita”.

Deglaciazione dell’ambiente alpino. Secondo lo studio le cause sono l’effetto combinato delle elevate temperature estive e della riduzione delle precipitazioni invernali. di conseguenza si registra una perdita costante di massa, con una media annua pari a oltre un metro di acqua. Si va da un minimo di 19 metri di acqua equivalente per il ghiacciaio del Basodino fra Piemonte e Svizzera al massimo di quasi 41 metri per il ghiacciaio di Careser, in Trentino Alto Adige”. A questi fenomeni si aggiunge “una chiara tendenza al degrado del permafrost. L’analisi di due siti pilota regionali in Valle d’Aosta e Piemonte, evidenzia un riscaldamento medio di più 0,15 gradi centigradi ogni 10 anni con un’elevata probabilità di ‘degradazione completa’ entro il 2040 nel sito piemontese”.

Autore