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Guerra in Medioriente, ospedali al collasso. Si scava una fossa comune per i cadaveri

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Il principale ospedale di Gaza, al-Shifa, resta al centro del conflitto fra Israele e Hamas: nell’impossibilità di gestire un numero crescente di cadaveri, il direttore ha deciso di far scavare una fossa comune dove seppellire 179 corpi. I 600 pazienti ancora ricoverati nella struttura sono in pericolo, ha segnalato il responsabile Mohammad Abu Salmiyah, secondo il quale fra i corpi sepolti ci sono anche quelli di sette bambini e 29 pazienti che si trovavano in terapia intensiva: gli ultimi due sono morti oggi stesso.

Secondo l’Ocha, l’Organizzazione delle Nazioni Unite che coordina gli aiuti affari umanitari, un solo ospedale, quello di al-Ahli, sta funzionando nel nord della Striscia di Gaza. Tutti gli altri non possono più operare a causa degli attacchi delle forze israeliane nelle vicinanze. Nell’ospedale di a-Ahli, a Gaza City, sono ricoverati 500 pazienti.

Intanto il direttore del servizio di sicurezza interno israeliano dello Shin Bet, Ronen Bar, è in visita in Egitto per discutere dell’accordo sulla liberazione degli ostaggi di Hamas. Il governo israeliano sarà aggiornato questa sera sui negoziati per il rilascio. In arrivo intanto in Israele il Consigliere di Joe Biden, Brett McGurk, coinvolto nei negoziati.

Joe Biden si dice convinto che “ci possa essere” il rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas. Rispondendo alle domande dei giornalisti alla Casa Bianca, il presidente ha sottolineato il suo impegno quotidiano per la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas.

Ma il braccio di ferro tra Hamas e Israele sul rilascio, continua

Il metodo con cui si stanno svolgendo i negoziati potrebbe spingere la Jihad Islamica a restare fuori da eventuali accordi sugli ostaggi tenuti nella Striscia di Gaza. Lo ha annunciato il segretario generale della formazione islamista palestinese, Ziad Nachala, citato da al-Arabiya. Nachala ha spiegato che l’organizzazione potrebbe non accettare di essere coinvolta in una possibile intesa tra Israele e Hamas, decidendo di attendere “condizioni migliori”. In precedenza la Jihad Islamica aveva reso noto di tenere in ostaggio 34 persone.

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