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Il programma del pnrr e i benefici per l’Italia

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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro, costituito per circa la metà da sovvenzioni, concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. La principale componente del programma NGEU è il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), che ha una durata di sei anni, dal 2021 al 2026, e una dimensione totale di 672,5 miliardi di euro (312,5 sovvenzioni, i restanti 360 miliardi prestiti a tassi agevolati).

Il confronto con la Commissione europea sulla terza rata del Pnrr”si chiuderà nelle prossime ore e positivamente”. Lo ha detto il ministro degli Affari europei,Raffaele Fitto, nel corso della discussione sulle mozioni all’esame della Camera. Dei 55 obiettivi della terza rata, ha ricordato, “ai 25 già raggiunti dal precedente governo se ne sono aggiunti 30 nei mesi di novembre e di dicembre. Con la Commissione Ue si è aperta una fase di confronto che non ha dei ritardi”.

“Sulla Corte dei conti non c’è nessun corto circuito sul sistema dei controlli”, ha sottolineato Fitto. Il governo “è in linea di coerenza con il dl 77 del governo Draghi sul controllo successivo. Lo scudo erariale è stato approvato dal governo Conte e confermato dal governo Draghi. Ho già detto che il governo Meloni non ha alcuna intenzione di usare gli interventi per finanziare le armi”.

I ritardi che vengono indicati negli interventi ascoltati in Aula “dovrebbero essere dettagliati. I chiarimenti non hanno l’interesse di creare polemiche con il precedente governo. Sulla terza rata dei fondi del Piano l’attuale governo ha predisposto a fine dicembre la richiesta di ottenimento ed è stata avviata la fase di ‘assessment’ con la Commissione europea che è complessa”. La fase di verifica “è in via di conclusione e abbiamo recepito molti suggerimenti che hanno cambiato alcune scelte” per cui “siamo in dirittura d’arrivo”. Fitto ha smentito “polemiche e contrasti con la Commissione europea”. La narrazione sulla “responsabilità del nostro governo sulla terza rata non solo non coincide temporalmente, ma non hanno possibilità di essere giustificate nel merito”.

Italia Domani, il Piano di Ripresa e Resilienza presentato dall’Italia, prevede investimenti e un pacchetto di riforme per 191,5 miliardi di euro finanziate attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e per 30,6 miliardi attraverso il Fondo complementare istituito con il Decreto Legge n.59 del 6 maggio 2021 a valere sullo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile. Il totale dei fondi previsti è pari a di 222,1 miliardi. Sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche e per il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione. Nel complesso si potrà quindi disporre di circa 248 miliardi di euro. A tali risorse, si aggiungono quelle rese disponibili dal programma REACT-EU che, come previsto dalla normativa UE, vengono spese negli anni 2021-2023. Si tratta di fondi per ulteriori 13 miliardi.

Il Piano si sviluppa intorno a: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura , rivoluzione verde e transizione ecologica , infrastrutture per una mobilità sostenibile , istruzione e ricerca , inclusione e coesione e salute. Si tratta di un intervento che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. Il PNRR contribuirà in modo sostanziale a ridurre i divari territoriali, quelli generazionali e di genere.

Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio (per una quota dunque del 40 per cento) e prevede inoltre un investimento significativo sui giovani e le donne. Il Piano punta inoltre ad un ambizioso programma di riforme: quella della Pubblica Amministrazione, della giustizia, interventi di semplificazione orizzontali al Piano, riforme per promuovere la concorrenza come strumento di coesione sociale e crescita economica.Il PNRR avrà un impatto significativo sulla crescita economica e della produttività. Il Governo prevede che nel 2026 il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto a uno scenario di base che non include l’introduzione del Piano.

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