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Istanbul, uomo armato prende in ostaggio 7 americani. Liberati dopo 9 ore

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Dopo 9 ore sono sono stati liberati tutti i dipendenti di una fabbrica del gruppo americano Procter & Gamble a Istanbul che erano stati presi in ostaggio da un uomo armato, Ismet Zihni, che avrebbe agito per protesta a sostegno dei palestinesi contro l’operazione militare israeliana. L’aggressore è stato arrestato. In un primo momento le forze dell’ordine avevano tentato di negoziare poi hanno fatto irruzione. Il governatore locale Seddar Yavuz ai giornalisti ha dichiarato: “Quando l’uomo è uscito per andare in bagno, le nostre forze di sicurezza hanno effettuato un’operazione senza ferire gli ostaggi”.

Il quotidiano turco Sozcu ha pubblicato sul suo sito alcune immagini e un video che ritraeva i sette ostaggi, quattro uomini e tre donne. In una foto erano mostrate alcune “persone, in buona salute, che starebbero festeggiando un compleanno, con due di loro che si abbracciano”.

L’impianto in cui l’uomo era entrato in azione è situato alla periferia di Istanbul, nel nord-ovest del Paese. Si trova a Gebze, nella provincia di Kocaeli. Il giornale turco Cumhuriyet ha riferito che tutto è iniziato intorno alle 15 ora locale, le 13 in Italia.Oltre alla polizia, sono arrivati diverse squadre mediche e la strada in cui si trova la fabbrica è stata chiusa a pedoni e veicoli.

Sindacato turco: l’uomo armato aveva lavorato in quella fabbrica Il sindacato dei lavoratori turco Umut-Sen ha reso noto su X che “l’uomo che ha preso in ostaggio sette operai della fabbrica lavorava come subappaltatore nella struttura che poi ha lasciato una decina di giorni fa”. Il sindacato ha aggiunto che “un’ambulanza è entrata nella fabbrica”, che “gli operai sono stati evacuati, ma sette di loro restano in ostaggio” e che “il padrone è responsabile della loro sicurezza”. Un portavoce di Procter & Gamble ha confermato all’Afp che la sua fabbrica a Gebze, dove sono impiegate 500 persone, è stata “evacuata giovedì mattina”. E ha aggiunto: “Stiamo lavorando con le autorità locali per risolvere un’urgente situazione di sicurezza”.

In Turchia, dal 7 ottobre, sale la protesta contro Usa e Israele con regolari proteste a sostegno del popolo palestinese nelle principali città e richieste di un immediato cessate il fuoco. Il presidente Erdogan è stato particolarmente esplicito parlando di “crimini di guerra” israeliani e paragonando Netanyahu a Hitler. A novembre l’ambasciata Usa ad Ankara ha lanciato un avvertimento sulle manifestazioni “critiche nei confronti della politica estera degli Stati Uniti” e sugli inviti a boicottare le aziende a stelle e strisce. L’avviso seguiva le proteste e gli attacchi a punti vendita come McDonald’s e Starbucks in relazione al conflitto a Gaza.

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