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La Cgil lancia l’allarme: “L’Inps ha cambiato i criteri. Dal 2027 tre mesi in più per andare in pensione”

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Dal 2027 serviranno 67 anni e tre mesi di età per la pensione di vecchiaia e 43 anni e un mese di contributi per la pensione anticipata, indipendentemente dall’età. A renderlo noto è la Cgil che spiega: “L’Inps ha cambiato gli applicativi inserendo i nuovi requisiti pensionistici senza alcuna comunicazione ufficiale da parte dei ministeri competenti e in totale assenza di trasparenza istituzionale”.

Il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli nei mesi scorsi aveva parlato di una crescita importante della speranza di vita a 65 anni, parlando di una crescita dell’età di pensionamento a 67 anni e tre mesi nel 2027 e 67 e 6 mesi dal 2029 ma, sottolinea la Cgil, non ci sarebbero comunicazioni ministeriali su questi dati.

Al momento si è solo stabilito che nel 2025 e nel 2026 l’età di vecchiaia resti a 67 anni e che per l’anticipata ci vogliano 42 anni e 10 mesi (41 anni e 10 mesi per le donne), oltre a tre mesi di finestra mobile.

La classe penalizzata ancora una volta sarebbe quella dei nati nel 1960, baby boomer, rimasti fuori dalla Quota 100 dato che per utilizzare la misura di anticipo della pensione ci volevano 62 anni compiuti entro il 2021 oltre a 38 anni di contributi versati e ora bloccati di nuovo dall’aumento dei requisiti. C’è anche il rischio di creare nuovi ‘esodati’, lavoratori che hanno aderito a piani di isopensione o scivoli di accompagnamento alla pensione e potrebbero trovarsi per alcuni mesi senza tutele.

“La Cgil esprime profonda preoccupazione per la recente modifica unilaterale dei requisiti pensionistici operata dall’Inps sui propri applicativi, senza alcuna comunicazione ufficiale da parte dei ministeri competenti e in totale assenza di trasparenza istituzionale”, ha reso noto la segretaria confederale Lara Ghiglione

Dalle verifiche effettuate da Cgil “risulta che l’Inps abbia aggiornato i criteri di calcolo delle pensioni, introducendo un aumento dei requisiti di accesso. Dal 2027, per accedere alla pensione anticipata, saranno necessari 43 anni e 1 mese di contributi, mentre dal 2029 il requisito aumenterà ulteriormente a 43 anni e 3 mesi. Anche per la pensione di vecchiaia si registrano incrementi, con l’età minima che passerà a 67 anni e 3 mesi nel 2027 e a 67 anni e 5 mesi nel 2029”, dice Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali,

L’unico riferimento fin qui valido, per le stime future, spiega Ghiglione, erano rappresentate nel 25° Rapporto della Ragioneria Generale dello Stato del 2024, che prevedeva per il 2027 nessun incremento e per il 2029 un aumento di solo 1 mese. A pochi giorni dall’approvazione della Legge di Bilancio, ci troviamo di fronte all’ennesimo peggioramento del quadro previdenziale che si aggiunge alle scelte già sbagliate di questo Governo sul tema delle pensioni”. “Se confermata, questa decisione – avverte – avrà conseguenze gravissime, aumentando il numero di persone che si troveranno senza tutele, con il rischio di nuovi esodati, come coloro che hanno aderito a piani di isopensione o scivoli di accompagnamento alla pensione”.

La Cgil chiede ” immediati chiarimenti all’Inps e ai ministeri competenti: è inaccettabile – conclude Ghiglione – che decisioni di tale impatto sociale vengano prese senza un chiaro riferimento normativo e senza un’adeguata informazione”.

L’unica vera novità, in chiave di uscita dal lavoro, che rappresenta un principio di cumulo ma al momento interessa numericamente pochissime persone, è la possibilità per chi è nel sistema contributivo (in pratica lavora dal 1996) di poter sommare gli importi della previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni dopo 25 anni di lavoro.

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