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Manovra, Meloni rivendica le scelte su Pos e contante. Sindacati divisi

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni difende le norme contenute nella Manovra sul Pos e il tetto al contante. Per la premier si tratta di “misure di buon senso”, che “non danno segnali di lassismo sull’evasione fiscale”. Ma la discussione nella maggioranza è ancora aperta e servirà una cabina di regia per sciogliere i nodi che restano. Meloni ha comunque aperto a piccoli ritocchi senza “tradire” il disegno originale della Legge di Bilancio. “Ho ascoltato tutti, ma resto convinta che la filosofia sia quella giusta – ha precisato -. Io i capisaldi della Manovra non li cambio”.

Intanto in commissione Bilancio alla Camera è stata presentata una valanga di emendamenti alla manovra: per l’esattezza sono 3.104. Quelli delle opposizioni sono 2.324, mentre 617 sono della maggioranza. A questi vanno aggiunte le proposte di modifica presentate dal gruppo Misto (23), dalle minoranze linguistiche (133) nonché 7 emendamenti approvati dalle commissioni competenti che hanno esaminato la legge di bilancio in vista dell’esame in sede referente. Davanti a così tante proposte di modifica della legge di bilancio la priorità della premier è quella di “fare velocemente“.

I temi che ancora tengono banco sono tanti. C’è il congedo parentale con l’estensione all’80% anche ai papà; la questione delle maggiori tutele per chi denuncia illeciti sul lavoro; poi c’è Opzione donna, l’innalzamento delle pensioni minime e la norma sulla decontribuzione per chi assume giovani. Ma anche la proroga del Superbonus, su cui fa pressing in modo particolare Forza Italia.

Se qualche apertura è stata mostrata su questi temi, nessun margine è invece previsto per l’innalzamento del tetto per l’obbligo di Pos e quello del limite dei contanti. Sul primo – ha detto Meloni – bisognerà “tenere conto dell’interlocuzione con l’Europa” ma l’intenzione del governo – ha precisato – è di non “snaturare la norma” perché va difesa “la libertà di scelta dell’esercente“. Quanto al seconda tema, la premier ha ricordato che il 2010 – anno in cui la soglia era proprio a 5mila euro – è stato quello con l’evasione più bassa.

Intanto, nonostante le piccole aperture, i sindacati sono divisi. Cgil e Uil attaccano le scelte del governo e Maurizio Landini (Cgil) invita ad andare “avanti con gli scioperi‘. Approccio sbagliato per Luigi Sbarra (Cisl) secondo cui invece in questa fase lo sciopero generale è un’opzione sbagliata, “un errore, perché la finanziaria può ancora migliorare”. Pierpaolo Bombardieri (UIl) critica il modo di fare di Meloni: “La premier apre i tavoli, ma con i tavoli non si mangia” e poi definisce “grave la scelta governo sui voucher“: “Quante tutele perderanno i lavoratori?”, si chiede. Sul tema dell’evasione dice: “È come se ci fosse una tolleranza verso chi le tasse non le paga”.

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