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Prorogato il termine per staccare le macchine alla piccola Indi Gregory

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Era stato fissato per oggi, giovedì 9 novembre, il termine per staccare le macchine che tengono in vita Indi Gregory, la neonata inglese di 8 mesi affetta da una grave patologia mitocondriale che non è curabile. Ora il termine è stato prorogato: l’appello sulla possibilità di trasferire la giurisdizione del caso al giudice italiano verrà discusso domani a partire dalle 12 ora inglese (le 13 in Italia) e quindi il termine per il distacco dei supporti vitali è prorogato fino all’esito dell’udienza.

Lo ha riferito il padre della bimba, spiegando che venerdì si pronuncerà l’Alta Corte del Regno Unito, a cui si è rivolta la famiglia presentando ricorso. La piccola ha ottenuto la cittadinanza italiana con un provvedimento umanitario di urgenza del governo, dopo che l’ospedale Bambino Gesù di Roma si è offerto di continuare ad assisterla. Solo che la struttura romana non le offrirebbe nessuna terapia innovativa, solo cure palliative.

Se i medici dell’ospedale di Nottingham autorizzassero il trasferimento di Indi in Italia, l’ospedale Bambino Gesù di Roma prenderebbe infatti in carico la bambina e cui offrirle cure palliative presso il Centro di Passoscuro, a Fiumicino. I medici dell’ospedale romano infatti, non hanno mai messo in discussione quanto accertato dai colleghi britannici: la patologia che ha colpito Indi è una malattia genetica il cui esito è, tragicamente, scontato.

La sindrome di deplezione mitocondriale di cui soffre Indi è un grave disturbo neuro-metabolico a livello mitocondriale che compromette in modo drammatico la qualità e l’aspettativa di vita. Esso impedisce alle cellule di produrre energia e ha effetti devastanti su cervello, fegato, cuore e muscoli.

L’accanimento terapeutico andrebbe contro la legge e la deontologia medica italiana. La legge 219 del 2017 dice che “nei casi di casi di paziente con prognosi infausta, il medico non deve attuare un’irragionevole ostinazione nella somministrazione delle cure e il diritto in caso di rifiuto di un trattamento sanitario, alle cure palliative”.

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