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Catalogna, alta tensione per il referendum sull’indipendenza: in migliaia all’ultimo comizio

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A Barcellona tensione alle stelle in vista del referendum di domenica per l’indipendenza della Catalogna. Il principale sindacato agricolo catalano, l’Unione dei Contadini (Up), ha lanciato il suo appello e oltre 2.000 trattori si sono riversati nelle strade catalane in difesa della consultazione per l’autodeterminazione. Ben 400 di questi mezzi hanno invaso il centro di Barcellona, fino alla sede del governo catalano del presidente Carles Puigdemont (foto a sinistra). Altri sono confluiti invece verso Girona, Tarragona, Lleida, Badalona. Lo stesso sindacato inoltre ha invitato i suoi aderenti a difendere i seggi. Intanto, il governo spagnolo ha deciso di chiudere lo spazio aereo sopra Barcellona ai velivoli privati e agli elicotteri. Per Madrid, questo referendum è illegale. Il governo centrale poi ha chiesto a Google di bloccare la app per le votazioni. Il presidente della Catalogna, Puigdemont, però dice di avere seggi sufficienti per la consultazione. In due scuole gli indipendentisti hanno occupato le aule. Intanto, migliaia di persone hanno partecipato all’ultimo comizio per il “sì” all’indipendenza (foto in home page).

Seggi occupati dagli indipendentisti. I separatisti catalani hanno occupato diverse scuole a Barcellona che devono servire da seggi elettorali nel contestato referendum sull’indipendenza di domenica per garantire lo svolgimento del voto. Lo hanno constatato alcuni giornalisti. Due scuole nel centro di Barcellona sono state occupate, mentre una piattaforma di scuole aperte per il referendum ha postato su Twitter le immagini di vari seggi elettorali occupati.

Autorità catalane convinte: “Abbiamo molte più urne elettorali di quelle di cui abbiamo bisogno”. Il governatore della Catalogna, Carles Puigdemont, in un’intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), si è detto convinto che la consultazione, dichiarata illegale dalla Corte costituzionale spagnola, potrà comunque essere portata a termine nonostante le operazioni di polizia per sequestrare materiale elettorale. Mentre il portavoce del governo catalano Jordi Turull ha dichiarato: “Si voterà pacificamente dalle 8 alle 20 nonostante il divieto imposto da Madrid. Infine le parole del vicepresidente Oriol Junqueras: “Né il governo, né i cittadini della Catalogna stanno facendo nulla di male”.

Il governo centrale punta i piedi. Madrid, come detto, la pensa diversamente. Il portavoce del governo spagnolo, Inigo Mendez de Vigo, ha assicurato: “Domenica non ci sarà alcun referendum in Catalogna e in ogni caso il presidente catalano Carles Puigdemont dovrà rispondere davanti ai tribunali per la grave slealtà istituzionale di cui si è reso responsabile. Siamo in presenza di un processo di disobbedienza costituzionale contro una democrazia europea consolidata e prestigiosa come quella spagnola, in pieno XXI secolo”.

E l’Ue in tutto questo cosa fa? L’Europa intanto sta a guardare. Alexander Winterstein, uno dei portavoce della Commissione europea, ha spiegato: “Domenica non faremo niente. Come tutti gli altri, guarderemo lo svolgersi degli eventi”.

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