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Me too, revocata la condanna di Harvey Weinstein per un errore del giudice

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Colpo di scena nel caso del produttore americano Harvey Weinstein. La Corte d’appello di New York ha revocato la condanna dell’ex numero uno di Miramax a 23 anni di prigione per reati sessuali. Alla base della revoca, un errore procedurale del giudice che non avrebbe dovuto chiamare a deporre donne le cui accuse non erano parte delle incriminazioni nei confronti dell’ex produttore hollywoodiano. Una decisione che per Weinstein non significa comunque la libertà. Al momento si trova in cella al Mohawk Correctional Facility, un carcere dello stato di New York vicino a Syracuse dove sta scontando la pena dal febbraio 2020. Alla luce di questo verdetto, il 72enne verrà trasferito in California, a Los Angeles, dove deve scontare i 16 anni a cui è stato condannato in un secondo processo per aver aggredito e molestato sessualmente l’ex modella Evgeniya Chernyshova.

Intanto però la sua portavoce ha fatto sapere che Weinstein ha “pianto lacrime di gioia in prigione” nel momento in cui ha appreso della cancellazione della sua condanna a New York. “Era felice che qualcuno lo avesse finalmente ascoltato – ha spiegato Juda Engelmaye -. E adesso aspetta di sapere dai suoi avvocati e dal sistema penitenziario quali potrebbero essere i prossimi passi”. La sua avvocata, Jennifer Bonjean, ha annunciato che l’ex boss di Miramax farà appello il 20 maggio per ottenere la revoca della sua condanna in California. Il verdetto delle ultime ore ha certamente rafforzato la posizione del suo cliente. “I giurati erano rimasti sopraffatti dalle prove sul suo cattivo carattere, prove che non erano legittime e che, a nostro avviso – ha detto la legale -, hanno inficiato l’intero processo in California”.

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