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Ucraina: sospeso il ritiro delle armi pesanti

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La situazione in Ucraina resta ancora molto complicata: le parti non hanno iniziato a ritirare le armi pesanti nei tempi previsti e dopo un lungo assedio i ribelli filorussi hanno lanciato un attacco all’interno della città di Debaltsevo, strategico nodo ferroviario tra le regioni di Donetsk e Lugansk.

Il presidente russo Putin, insieme a quello ucraino  Poroshenko ed alla cancelliera tedesca Angela Merkel hanno cercato al telefono di discutere della crisi che mette a rischio la tenuta dell’accordo di Minsk, che dopo una lunghissima trattativa, aveva messo a punto il ritiro delle armi pesanti ed una tregua che doveva scattare alla mezzanotte tra il 14 e il 15 di febbraio.

Oggetto della discussione oltre alla situazione a Debaltsevo anche il ruolo degli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Secondo fonti del governo di Berlino, sarebbero state concordate “misure concrete” per permettere agli inviati dell’Osce di monitorare il cessate il fuoco.

Secondo il presidente Poroshenko  l’escalation del conflitto nell’est ucraino “minaccia non solo l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina ma anche la sicurezza in Europa e in tutto il mondo”.

Pertanto il leader ucraino ha rivolto un appello ai Paesi intervenuti al negoziato di Minsk (Ucraina, Russia, Germania, Francia) e a quelli Ue e Nato che lo hanno appoggiato chiedendo all’Occidente “una dura reazione” con Mosca a fronte delle violazioni della tregua da parte dei separatisti filorussi. E a Putin di esercitare tutta la sua influenza sui ribelli per il rispetto della tregua.

Gli osservatori dell’Unione europea, però, parlano solo  di “incidenti” in un quadro in cui la “tregua sembrerebbe tenere”.  

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