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Premio Campiello: Giulia Caminito con ‘L’acqua del lago non è mai dolce’ vince la 59/ma edizione

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Giulia Caminito con il romanzo ‘L’acqua del lago non è mai dolce’ è la vincitrice della 59/ma edizione del Premio Campiello. La scrittrice ha ricevuto 99 voti sui 270 arrivati dalla Giuria Popolare di Trecento Lettori Anonimi. Al secondo posto ‘Se l’acqua ride’ di Paolo Malaguti, al terzo ‘Sanguina ancora’ di Paolo Nori. Ai piedi del podio ‘La felicità degli altri’ di Carmen Pellegrino, quinto classificato ‘Il libro delle case’ di Andrea Bajani.

L’acqua del lago non è mai dolce, trama: la storia di Gaia si srotola, dall’infanzia alla prima giovinezza tra i contorni del lago di Bracciano e la -Cassia Nuova a Roma. Il pilastro portante della famiglia è la madre Antonia, che deve prendersi cura di un marito costretto su una sedia a rotelle, a causa un incidente nel cantiere dove lavorava in nero, e dei quattro figli, il primo dei quali, Mariano, avuto da un’unione precedente. Indomita e caparbia come la madre, capace di arrangiarsi con poco, la storia di Gaia sembra quella di un riscatto strappato con i denti, ma il finale è molto diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. La Caminito racconta una storia di povertà contemporanea, con un linguaggio semplice e lineare. Nudo e crudo come la realtà. Una realtà in cui si dibattono personaggi forti e volitivi ma incatenati al proprio destino.

Se l’acqua ride, trama: Anche nel libro di Paolo Malaguti l’acqua ha un ruolo fondamentale, ma questa volta i protagonisti sono i fiumi e Ganbeto, un ragazzino che ha fretta di crescere nei ruggenti anni’60. Al timone di affusolate imbarcazioni, i cosiddetti ‘burchi’, i barcari trasportano merci lungo le strade di acqua che si snodano da Cremona a Trieste, da Ferrara a Treviso. Quando Ganbeto si imbarca come mozzo sulla Teresina del nonno Caronte, l’estate diventa un’avventura epica. Nel frattempo il mondo è attraversato dai cambiamenti e dagli stravolgimenti dell’alluvione del ‘61. Sono infatti gli anni in cui in casa degli italiani entrano il bagno e la televisione in bianco e nero, con il mitico ‘Carosello’. Immerso in questo vortice di innovazione, a cavallo tra vecchio e nuovo, Ganbeto capisce che per crescere, bisogna sempre lasciare indietro qualcosa. Uno spaccato inedito di un’Italia sconosciuta e quasi dimenticata. Un tuffo nel passato, dove la narrazione fluida di Malaguti si fonde con le tante cadenze dialettali che colorano questa storia di mestieri e di formazione.

Sanguina ancora, trama: Quello che a primo impatto potrebbe sembrare un semplice saggio su Dostoevskij, si trasforma in realtà in un viaggio appassionante attraverso la letteratura russa. La lettura di “Delitto e castigo” è la catarsi per Paolo Nori che viene colpito così violentemente da quella storia pubblicata centododici anni prima, tanto da generare una ferita che non smette più di sanguinare. L’autore si chiede il perché di quella ferita e la risposta è lo spaesamento dell’uomo moderno. Una sorta di cammino parallelo, due vite che scorrono nella stessa inquietudine.

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