Caso Ilaria Salis, la premier Meloni chiama il presidente ungherese Orban
3 min readLa premier Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il premier ministro ungherese Victor Orban sul caso della connazionale Ilaria Salis. La presidente del Consiglio ha “portato l’attenzione di Orban” sull’italiana detenuta in Ungheria. Già in precedenza diverse iniziative diplomatiche erano state adottate, a partire dal 22 gennaio, dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con il suo omologo ungherese Peter Szijjarto.
“La nostra legge vieta che venga esibito il detenuto con le manette e in condizioni di umiliazione mentre questo non è avvenuto in Ungheria. Su questo credo sia giusto intervenire”, ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa ribadendo la necessità di “non umiliare il detenuto, avere rispetto della dignità della persona anche quando è detenuta per reati gravi”. Il presidente del Senato ha riferito inoltre che vedrà il padre di Ilaria Salis il prossimo 2 febbraio. “Quello della dignità dei detenuti”, ha detto La Russa, è un problema che “deve stare a cuore a tutti in Ungheria ma anche in ogni altra parte al mondo, anche Italia dove ho notizia di una situazione non molto dissimile, almeno per gli uomini” e non per le donne “con il guinzaglio ma non le manette ai piedi”. Quella di Ilaria Salis “mi pare un’imputazione eccessiva – ha aggiunto – Mi auguro che possa essere assolta o l’accusa derubricata”.
La Farnesina chiede all’Ungheria misure alternative alla detenzione in carcere. Il servizio penitenziario ungherese parla di “falsità” sulle condizioni di detenzione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani riferisce di aver saputo solo ieri delle manette a mani e piedi e precisa: “Orban non c’entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente”. Tutte le opposizioni hanno chiesto un’informativa della premier Giorgia Meloni.
Secondo il servizio penitenziario ungherese “Le accuse mosse dai media italiani e ungheresi” sulle condizioni della detenzione di Ilaria Salis “sono false e l’organizzazione carceraria le respinge con forza”, si legge in una nota del servizio statale penitenziario ungherese che bolla come “triste e immorale il fatto che queste calunnie siano riportate dalla stampa senza consultare la controparte”.
Intanto però, Budapest è nel mirino dell’Ue da tempo sul versante dello stato di diritto. Ma, nello specifico, sul caso Ilaria Salis Bruxelles può poco. “La detenzione è una competenza primaria dei Paesi membri”, ha spiegato il portavoce dell’esecutivo europeo Eric Mamer mentre il commissario alla Giustizia, Didier Reynders, lunedì si è limitato ad offrire “supporto” per facilitare i contatti bilaterali tra Italia e Ungheria. Eppure, Bruxelles nei mesi scorsi è intervenuta sulla materia, emanando nel dicembre 2022 una raccomandazione che fissava alcuni principi chiave: la custodia cautelare deve costituire una misura di ultima istanza; i detenuti devono essere trattati nel rispetto e nella dignità e in linea con i relativi obblighi in materia di diritti umani; devono essere compiuti sforzi per gestire la detenzione in modo da facilitare il reinserimento sociale dei detenuti, al fine di prevenire la recidiva. È stato il comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa, nel 2018, a censurare Budapest per l’esposizione in pubblico, quando non necessaria, di detenuti in catene o al guinzaglio, come accaduto a Ilaria Salis.