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Pensioni, piano Boeri: per il governo “bello ma costoso”

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Per contrastare la povertà tra gli over 55 l’Inps ha pubblicato una proposta normativa in 16 articoli che tocca a 360 gradi il sistema previdenziale e assistenziale.

Tra le proposte consegnate al Governo: l’istituzione di un reddito minimo garantito pari a 500 euro (400 euro nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente over 55. A beneficiare della misura anche, per esempio, eventuali figli disoccupati.

Riordino degli istituti di assistenza per gli over65, con uno scarto di aiuti a partire dai 32 mila euro. Per i nuclei piu’ benestanti, sopra un reddito lordo equivalente di 37 mila euro annui (che corrisponde per una coppia a 55mila euro), scatta lo stop a pensioni sociali, assegni sociali, integrazioni al trattamento minimo o altre forme si assistenza (maggiorazioni o importi aggiuntivi), in tutto l’Inps ne calcola 8. La data riportata nell’articolato per l’avvio della misura è il primo gennaio.

Per introdurre flessibilità nel sistema pensionistico l’Inps immagina uscite anticipate a 63 anni e sette mesi, con una riduzione dell’assegno che si applica alla sola quota retributiva e che tende ad assottigliarsi nel corso del tempo. Quindi le diminuzioni medie “non eccedono il 10-11% e diminuiscono negli anni”.

Tra le ipotesi, nel capitolo dedicato ai vitalizi per cariche elettive, c’è l’idea, con avvio a gennaio, di “procedere a un vero e proprio ricalcolo delle pensioni secondo il metodo contributivo oggi applicato a tutti i nuovi lavoratori”. L’Inps ha spiegato che “ai titolari di vitalizi elevati viene chiesto di convergere al trattamento che avrebbero avuto applicando le regole del sistema contributivo ai versamenti per i loro vitalizi”.

Per L’istituto di previdenza “aumenta la libertà di scelta quanto alla data da cui si decide di percepire la pensione imponendo equiparazioni di trattamenti fra chi ottiene la pensione prima e chi la ottiene dopo e agevola il turnover nella pubblica amministrazione, liberando posti per nuove competenze”.

La proposta che chiude il documento dell’Inps per riformare il sistema pensionistico è quella di “armonizzare le pensioni dei sindacalisti con distacco (o aspettativa) dal settore pubblico al trattamento riservato agli altri lavoratori”. In questo modo i dirigenti sindacali non potrebbero più farsi versare contributi dall’organizzazione a “condizioni molto più vantaggiose di quelle riservate alla valorizzazione a fini pensionistici dei contributi versati dagli altri lavoratori”.

Il piano di Boeri però non piace al governo che conosce il piano da giugno ma percorre un’altra via perché “politicamente e giuridicamente rischioso”.

Scartata la proposta fonti di maggioranza chiariscono che l’unico intervento che “nel 2016 sarà fatto al sistema pensionistico sarà quello di creare meccanismi, poco onerosi per lo Stato, per incentivare la flessibilità in uscita”. Una riforma su cui il premier, i ministri competenti dell’Economia e del Lavoro stanno ragionando insieme a Boeri per avere numeri certi sull’intervento. Quindi, spiegano a Palazzo Chigi, la collaborazione con il presidente dell’Inps va avanti come prima.

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