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Svolta nel giallo di Ponza. Il padre di Gimmy: “Forse la verità è sulla carriola che ho ritrovato”

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Sono in arrivo nuovi e clamorosi sviluppi sul giallo di Ponza, l’omicidio di Gianmarco Pozzi, il 28enne romano campione di kickboxing massacrato di botte e ucciso sull’isola pontina il 9 agosto 2020. Dalla carriola, ritrovata nei pressi del luogo in cui fu scoperto il corpo senza vita di “Gimmy”, potrebbe arrivare la svolta delle indagini. Perché un testimone ha raccontato agli inquirenti che la notte dell’omicidio vide il corpo di un uomo, avvolto in un telo nero, trasportato da tre persone dentro una carriola. Questi nuovi sviluppi sono stati approfonditi a “Giallo d’estate” su Cusano Italia TV. Sono intervenuti Paolo e Martina Pozzi, rispettivamente, padre e sorella di Gianmarco e uno dei legali della famiglia avvocato Marco Malara.

Paolo Pozzi, ha rivelato di essere stato lui a ritrovare questo importante reperto: “E’ da quel drammatico giorno che indago da solo a Ponza cercando di aiutare i nostri periti. Sono contento di aver trovato io quella carriola e sono convinto che è stato mio figlio a farmela trovare; peraltro proprio il 29 giugno, festa dei patroni di Roma Santi Pietro e Paolo e quindi mio onomastico. Prima l’avevo cercata da altre parti della zona senza pensare a guardare bene nei pressi del ritrovamento del cadavere di Gianmarco. E invece stava proprio lì a 144 metri esatti dal posto in cui fu ritrovato il corpo senza vita di mio figlio. E ora spero tanto che quella carriola possa essere davvero l’oggetto della svolta per sapere chi ha ucciso Gimmy; che sia la chiusura del cerchio delle indagini che sta svolgendo benissimo il pm Flavio Ricci di Cassino. Nel frattempo, spero sempre di incontrare un altro testimone chiave che magari un giorno mi fermi e mi dica ‘signor Pozzi so chi ha ucciso Gianmarco’. Prima o poi sono convinto che accadrà nonostante l’omertà esistente su quell’isola”.

Mentre Martina Pozzi, la sorella di Gimmy, ha detto: “Io non ho mai avuto dubbi che Gianmarco sia stato ucciso. Il problema restano le indagini fatte subito dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Gimmy. Che tipo di perquisizione fecero gli inquirenti se questa carriola ha dovuto trovarla mio padre da solo? Questa è solo la conferma che dall’inizio non c’è stata la volontà di risolvere il caso e trovare i veri responsabili dell’omicidio di mio fratello. Anzi, invece di delimitare la scena del crimine come avrebbero dovuto fare, hanno provveduto a pulire con la varechina il sangue di mio fratello, cancellando così tracce importanti. La sensazione che ebbi quel 9 agosto 2020 fu come se per le forze dell’ordine e per chi avrebbe dovuto indagare, non fosse successo nulla. E’ chiaro che i successivi arresti per traffico di droga dell’ex gestore della discoteca Blue Moon di Ponza, ex datore di lavoro di Gimmy e di altri presunti amici di mio fratello, fanno pensare che l’uccisione di Gianmarco sia legata allo spaccio di stupefacenti nell’isola. Tutte quelle cose trovate negli slip di mio fratello, tra cui mozziconi di sigarette, fanno pensare a un messaggio subliminale della criminalità organizzata; e questo lo hanno confermato anche autorevoli criminologi”.

Le parole del legale della famiglia. L’avvocato Marco Malara ha chiosato dicendo: “Attendiamo con ansia gli accertamenti sulla carriola per capire se effettivamente quello sia l’ultimo posto che ha visto il corpo di Gianmarco trasportato. La speranza è di ritrovare tracce di Gimmy e dei suoi assassini. Dobbiamo solamente aspettare che facciano gli esami. Aspettiamo a breve buone notizie dalla Procura di Cassino. Inoltre, attendiamo l’esito degli accertamenti sulla busta, il fazzoletto e i mozziconi di sigarette trovati negli slip di Gianmarco. Posso dire però che piano piano stiamo ricostruendo il puzzle grazie a tanti elementi che abbiamo raccolto”.

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