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Terremoto, Renzi spegne la rabbia delle famiglie: “Niente funerali a Rieti, si celebreranno ad Amatrice”

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Dopo la decisione iniziale di celebrare i funerali delle vittime del terremoto ad Amatrice proprio nel paese che è stato raso al suolo, la prefettura aveva disposto che la cerimonia fosse organizzata all’aeroporto Ciuffelli di Rieti, dove si trovano attualmente anche una parte delle salme.

Una decisione questa che ha scatenato la dura reazione dei terremotati nella tendopoli allestita al campo di Amatrice: “Noi a Rieti non ci veniamo. Deve venire Rieti da noi, non andare noi da loro”. “Io a Rieti non vado – aggiunge don Fabio Gammarota, parroco di una delle frazioni di Amatrice messe in ginocchio dal terremoto – celebrerò qui, non dobbiamo andare da nessuna parte”.

Dopo le proteste portate avanti dagli sfollati nelle tendopoli, il premier Matteo Renzi ha spento la rabbia delle famiglie annunciando via Twitter che i funerali delle vittime del terremoto si terranno ad Amatrice.

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La cerimonia sarà dunque domani alle 18.

Intanto dall’Unione europea arriva il “sì” alla flessibilità per le misure di ricostruzione post sisma ma “a breve termine”, per cui le attuali regole prevedono già la loro esclusione dal calcolo del deficit. Lo ha riferito una portavoce della Commissione Ue. La procedurta era già stata messa in atto per i terremoti di Abruzzo ed Emilia-Romagna.

Nelle e-news, il presidente del Consiglio afferma che sarà verificabile “ogni centesimo di aiuto a cominciare da quelli inviati via sms dagli italiani al numero della protezione civile (Sms al numero 45500, ancora attivo per chi vuole dare una mano). Ma soprattutto dovremo tenere viva la presenza delle comunità sul territorio. I luoghi hanno un’anima, non sono semplicemente dei borghi da cartolina”.

Il premier Renzi divide la reazione al sisma dell’Italia centrale in tre fasi: “L’emergenza, la ricostruzione, la prevenzione. Tre fasi diverse, tre cantieri diversi, tre responsabilità diverse, ma l’impegno comune di far vedere il volto migliore dell’Italia”. “Lo dobbiamo a chi è stato ucciso dal terremoto e ai loro cari – prosegue -. Lo dobbiamo ai superstiti che hanno il diritto di tornare a vivere. Lo dobbiamo ai nostri figli perché l’immenso patrimonio italiano non è nostro. Non ce lo hanno dato in eredità i nostri genitori, ma ci è consegnato in prestito per i nostri figli. Dobbiamo essere all’altezza di questa responsabilità”.

“In queste ore l’Italia è una famiglia colpita”, aggiunge il premier. “Le storie che Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto ci consegnano sono storie di disperazione e di morte. Non basterà una vita ad asciugare le lacrime di quella mamma che ha perso il marito e i figli. Di quei genitori che non abbracceranno più la loro piccola creatura. Di quella bambina salvata dalla sorellina più grande a prezzo della vita. Di quel ragazzo rimasto orfano che il prossimo anno farà l’esame di maturità senza avere più i genitori a casa cui raccontare come è andata la versione”. “Però – scrive Renzi – in questi casi l’Italia sa come fare a reagire”.

Il presidente del Consiglio avanza poi l’intenzione di un intervento sul piano post sisma che sia condiviso con tutte le forze politiche. “In Casa Italia – spiega Renzi – immagino di inserire non solo i provvedimenti per l’adeguamento antisismico ma anche gli investimenti che stiamo facendo e che continueremo a fare sulle scuole, sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sui depuratori, sulle strade e sulle ferrovie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti sportivi e la banda larga, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui simboli della nostra comunità”.

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