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Trump: seconda notte di proteste

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Seconda notte di proteste in diverse città degli Stati Uniti, in reazione alla elezione di Donald Trump alla presidenza. A Portland le contestazioni più dure, con la polizia che ha sparato pallottole di gomma e ha usato spray al peperoncino per disperdere la folla ed effettuato 29 arresti. Un corteo di mille persone è giunto fino alla stazione ferroviaria per bloccare una delle principali arterie. A San Francisco gli studenti delle superiori sono scesi in piazza sventolando bandiere messicane. A Los Angeles, Denver e Minneapolis la polizia ha dovuto chiudere temporaneamente le interstatali per permettere il passaggio dei manifestanti.

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Intanto il Ku Klux Klan organizzerà il 3 dicembre in North Carolina una ‘parata per la vittoria’.

Da Twitter, Donald Trump ha replicato a questi scossoni di malcontento: “Ho appena vinto un’elezione presidenziale aperta e di successo. Adesso contestatori di professione, incitati dai media, stanno protestando. Molto ingiusto!”. A preoccupare c’è tra le altre cose la totale inversione di marcia che rischia di cancellare l’eredità degli otto anni di presidenza Obama. Il neoeletto presidente infatti, intende muoversi rapidamente sul fronte della riforma delle tasse e sulla sanità, con l’abolizione dell’Obamacare. Trump inoltre punta anche a smantellare la Dodd-Frank, la legge di riforma di Wall Street approvata nel 2010, uno dei successi di Obama. Ed è allarme anche sul fronte Fed. In attesa di conoscere il nome del nuovo segretario al Tesoro, con l’Ad di JP Morgan Jamie Dimon in pole position, la Banca centrale statunitense ‘lotta’ per la sua indipendenza. Se finora la Casa Bianca di Obama l’ha protetta dalle crescenti pressioni del Congresso, ora la Fed e è sola e gli occhi sono tutti puntati sul presidente Janet Yellen, che sebbene non rischia fino al 2018, risulta chiaramente indigesta al tycoon che, in campagna elettorale, l’ha accusata di essere ‘politicizzata’.

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