ART News

Agenzia Stampa per emittenti radiofoniche

Le navi delle Ong tornano in mare, per garantire soccorso coordinato ai migranti

2 min read

Al via la “prima operazione europea di monitoraggio del Mediterraneo”. Open Arms è partita mercoledì scorso da Barcellona. La Mare Jonio, ieri mattina da Reggio Calabria. La terza nave la Sea Watch 3, da qualche ora ha lasciato le acque territoriali francesi. Tra poco, le tre imbarcazioni si incontreranno in mezzo al mare, a poche miglia dalla “zona Sar” libica per siglare l’accordo al fine di “difendere i diritti umani” e garantire le operazioni di ricerca e soccorso dei migranti. “L’intensa campagna di criminalizzazione lanciata contro le organizzazioni umanitarie – fa sapere Open Arms – ha raggiunto l’obiettivo di eliminare testimoni scomodi e ha imposto il silenzio su ciò che accade in quelle acque”.

Grande preoccupazione è stata espressa dall’Alto commissariato Onu per i diritti umani per la “continua campagna diffamatoria in Italia contro le ong impegnate nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo, così come “la criminalizzazione del lavoro di chi difende i diritti dei migranti”. “Il governo italiano tra gli altri – scrive un gruppo di esperti Onu -, ha reso praticamente impossibile per le navi delle Ong continuare a soccorrere i migranti: ciò ha portato a maggiori annegamenti e scomparse. Salvare le vite non è un crimine, proteggere la dignità umana non è un crimine”.

Da oggi, però, il fronte si allarga. L’entrata in scena degli italiani di Mediterranea,ha permesso alle Ong europee di rilanciare la loro sfida. Oltre alle tre navi, la missione vedrà il contributo di due aerei, il colibrì di Sea Watch e un altro biposto, anche questo italiano, messo a disposizione da un volontario milanese, un docente universitario di biologia che – a proprie spese – fornirà insieme a quattro amici assistenza tecnica e logistica.

Autore