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“Terra dei fuochi”: la scienza conferma la causa effetto tra rifiuti e impennata delle patologie

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La scienza conferma: c’è una “relazione causale”, tra la presenza di siti di rifiuti incontrollati nei comuni napoletani e casertani compresi nella Terra dei Fuochi e l’insorgenza di alcune patologie, come il tumore alla mammella, l’asma, varie forme di leucemie e malformazioni congenite. L’ipotesi degli scienziati è stata confermata dal rapporto conclusivo frutto dell’accordo che la Procura di Napoli Nord stipulò nel giugno 2016 con l’Istituto Superiore di Sanità.

L’intesa tra Procura e ISS aveva l’obiettivo di raccoglie e condividere dati, in particolare relativi agli eccessi di mortalità, all’incidenza tumorale e all’ospedalizzazione per diverse patologie che ammettono tra i fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione ad inquinanti, e produrre una mappa di rischio nei 38 comuni di quel circondario dove alta è stata l’incidenza delle attività ambientali illecite.

Il report che lo attesta è stato illustrato on-line dal procuratore Francesco Greco, dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello. Per Brusaferro “è necessario sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera Regione Campania e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, così come nelle altre aree contaminate del nostro Paese, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale”.

Bonifiche subito”, per il procuratore di Napoli Nord Riello. Quella presente in quella fascia di territorio, secondo il magistrato, “è l’emergenza più importante per Caserta e Napoli dopo il Covid”.

I risultati indicano in particolare che: “la mortalità e l’incidenza per tumore della mammella è significativamente maggiore tra le donne dei comuni inclusi nella terza e quarta classe dell’indicatore di esposizione a rifiuti (livello di rischio da rifiuti maggiore) rispetto ai comuni della prima classe, meno impattati dai rifiuti”;

“L’ospedalizzazione per asma nella popolazione generale è significativamente più elevata, sia negli uomini che nelle donne, nei comuni maggiormente impattati dai rifiuti (terza e quarta classe dell’indicatore comunale di esposizione a rifiuti)”;

“La prevalenza dei nati pretermine è significativamente più elevata nei comuni della seconda, terza e quarta classe dell’indicatore, rispetto alla prima”;

“La prevalenza di Malformazioni Congenite (MC), nel loro complesso, è significativamente più elevata nei comuni della Classe 4 dell’indicatore IRC (più impattati da rifiuti), rispetto alla prima. Nei comuni della classe 4 di IRC è maggiore anche la prevalenza delle MC dell’apparato urinario”;

“Nella popolazione della classe di età tra 0 e 19 anni, l’incidenza di leucemie e i ricoverati per asma aumentano significativamente passando dai comuni della Classe 1 a quelli delle Classi successive di IRC, con il rischio maggiore nei comuni della Classe 4 (la più impattata dai rifiuti)”.

La mappa del rischio conta 2767 siti di smaltimento illegale dei rifiuti in 38 comuni che, insistono su 426 km quadrati e su cui è competente la Procura di Napoli Nord. Più di un cittadino su tre, ovvero circa il 37% dei 354mila residenti nei 38 centri, vive ad almeno cento metri di distanza da uno di questi siti, sorgenti di emissione e di rilascio di composti chimici pericolosi per la salute. La mappa, inoltre, distingue i 38 comuni in quattro classi, con fattori di rischio crescenti: dall’uno (meno esposti a fattori inquinanti) a quattro (più esposti).

I comuni coinvolti: solo Giugliano in Campania e Caivano sono di LIVELLO 4, il più pericoloso. LIVELLO 3 per Cardito, Casoria, Melito di Napoli, Mugnano e Villaricca. LIVELLO 2 per 7 comuni del casertano: Aversa, Casal di Principe, Sant’Arpino, Casaluce, Gricignano d’Aversa, Lusciano e Orta di Atella e 4 del napoletano: Afragola, Casandrino, Crispano e Qualiano. LIVELLO 1 per i restanti 20 comuni: Carinaro, Cesa, Frignano, Cesa, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Succivo, Teverola, Trentola Ducenta, Villa di Briano, Casapesenna, Villa Literno per il Casertano e Arzano, Calvizzano, Casavatore, Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, Marano e Sant’Antimo.

Poche le soluzioni, molte già note, ma mai attuate dalla politica: come il blocco degli sversamenti e le bonifiche, e l’organizzazione di un percorso virtuoso di gestione del ciclo dei rifiuti alla sorveglianza epidemiologica permanente delle popolazioni, con la conseguenza implementazione dell’attività sanitaria di prevenzione e screening.

Dal senatore e giornalista partenopeo Sandro Ruotolo l’appello a “fare presto”. “Noi che l’abbiamo raccontata la Terra dei Fuochi l’abbiamo sempre saputo. I rifiuti smaltiti illegalmente, interrati o bruciati in superficie, uccidevano donne e bambini, uomini e vecchi. Bastava sentire il puzzo delle discariche, vedere la terra violentata. Bastava girare nei cimiteri e leggere sulle lapidi l’età dei morti così innaturali. Adesso aspettiamo i fatti. Bisogna affrontare l’emergenza ambientale che è anche emergenza sanitaria. E lo diciamo ora che siamo in piena pandemia da COVID-19. Fate presto!”

Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e simbolo della lotta alla ‘Terra dei fuochi’ commenta con tono amaro all’Adnkronos il report: “Mi chiedo chi si porta sulla coscienza tutte queste morti che si potevano evitare, la soddisfazione personale di dire ‘avevo ragione’ mi mortifica. Sono anni che andiamo gridando qualcosa che guardiamo con i nostri occhi, non siamo scienziati, ricordo quando qualcuno faceva dell’ironia. Ma io ho due fratelli che sono morti di cancro, sono morti tra le mie braccia e non è che qualcuno me li ha raccontati. Ai bambini che sono morti nella mia parrocchia ho fatto il funerale, non è che qualcuno me lo ha detto. E allora il testimone oculare, che vive in un luogo, deve essere ascoltato”.

Poi la frecciata contro De Luca: “nella sua prima campagna elettorale per arrivare ad essere il nostro governatore, De Luca disse che in due anni avrebbe risolto il problema di Taverna del Re, una località di Giugliano in Campania dove sono stati ammassati 6 milioni di tonnellate di rifiuti. Sono passati anni, lui è stato eletto, e quell’immondizia sta ancora lì. Adesso mi aspetto che quando arriveranno i fondi siano spesi per davvero”.

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