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Svolta per il delitto Pecorelli: “Ucciso da chi poi provocò la strage di Bologna”

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Potrebbe essere a una clamorosa svolta la nuova indagine sull’omicidio di Mino Pecorelli, il giornalista ucciso il 20 marzo 1979 a Roma. La giornalista Raffaella Fanelli che con la sua inchiesta ha permesso alla Procura di Roma di riaprire il caso, a Radio Cusano Campus ha parlato di documenti inediti e dossier dei servizi segreti mai svelati che porterebbero al movente dell’omicidio del fondatore e direttore della rivista OP (Osservatore Politico). Intervistata a “La Storia Oscura”, la giornalista ha fatto rivelazioni importanti.

Le parole di Raffaella Fanelli. La giornalista (foto a destra) ha rivelato: “Nelle carte raccolte dalla Procura di Bologna che ha chiuso le indagini sui mandanti della strage alla stazione del 2 agosto 1980 ci sono informazioni importanti che portano all’omicidio Pecorelli. In particolare, nel dossier redatto da Carlo Calvi, il figlio di Roberto Calvi, il banchiere del Banco Ambrosiano ucciso a Londra nel giugno 1982. Si tratta di documenti coperti da segreto che ho avuto la possibilità di visionare. In quelle carte ci sono i rapporti dei servizi segreti dell’epoca, redatti immediatamente dopo la strage e altri precedentemente, che dimostrano come le attività preparatorie della strategia stragista, con Licio Gelli mandante e Federico Umberto D’Amato organizzatore, sarebbero iniziate già nel febbraio del 1979, ovvero un mese prima dell’omicidio Pecorelli. Il direttore di OP è stato fatto fuori perchè era venuto a conoscenza del piano legato alla strategia della tensione di quegli anni. E c’è un altro fatto che non va dimenticato: Stefano Delle Chiaie, che con Adriano Tilgher è stato il fondatore di Avanguardia Nazionale, era un confidente infiltrato di Federico Umberto D’Amato. I documenti che hanno portato la procura generale di Bologna a chiudere l’inchiesta sui mandanti spiegano perché nell’udienza del 16 ottobre 2019, durante la testimonianza di Vincenzo Vinciguerra, al processo contro Gilberto Cavallini, il giudice Michele Leoni abbia chiesto dell’omicidio Pecorelli…”.

Ai microfoni di Radio Cusano Campus è intervenuta anche Rosita Pecorelli. La sorella del giornalista assassinato ha detto: “Oggi finalmente dopo tanto tempo sono molto ottimista che si possa arrivare presto a conoscere la verità, a sapere chi uccise mio fratello e chi commissionò quell’omicidio. Non ho mollato mai in tutti questi anni e non mollerò fino all’ultimo dei miei giorni. Sono felice di avere finalmente al mio fianco anche l’FNSI. Ho ancora impresso nella mie mente tutto quello che fece Mino poche ore prima di essere ucciso cioè volle vedere tutti i suoi cari; ripensandoci, quello era il sentore della morte, l’atteggiamento di un condannato a morte. Non a caso la mattina del giorno in cui gli spararono, mio fratello mi disse che aveva mandato in tipografia un plico con materiale letteralmente esplosivo da far stampare su OP. Quel plico in tipografia non ci arrivò mai, un personaggio rimasto misterioso lo intercettò. Evidentemente, con quel plico Mino firmò la sua condanna a morte”.

La FNSI ha deciso di costituirsi parte offesa nel nuovo procedimento penale a carico di ignoti aperto dalla Procura di Roma. A tal proposito l’avvocato Giulio Vasaturo della Federazione Nazionale della Stampa intervenuto sempre a Radio Cusano Campus ha precisato: “E’ stato deciso all’unanimità per dare supporto al pubblico ministero che sta indagando e per stare al fianco dei legali e della famiglia Pecorelli, erede di un grande giornalista d’inchiesta. Pecorelli era un giornalista scomodo per i potentati che negli anni 70 imperversavano, dominavano e insanguinavano l’Italia. Abbiamo motivo di credere che gli apparati deviati che hanno causato la strage di Bologna possano aver avuto un ruolo anche nel delitto Pecorelli”. L’indagine è aperta, attendiamo nuovi clamorosi sviluppi.

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