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L’Amazzonia brucia e Bolsonaro e Macron litigano via Twitter

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Mentre il polmone verde della Terra brucia, i politici pensano a litigare e a scambiarsi accuse. “La nostra casa sta bruciando. Letteralmente. La foresta pluviale amazzonica – il polmone che produce il 20% dell’ossigeno del nostro pianeta – è in fiamme. È una crisi internazionale. Membri del vertice del G7, discutiamo di questa emergenza tra due giorni! #ActForTheAmazon”.

Il tweet di Emmanuel Macron nonostante i toni preoccupati, sfida apertamente Jair Bolsonaro, levandogli voce in capitolo. Infatti, la proposta francese di mettere in agenda la foresta pluviale amazzonica al prossimo G7 di Biarritz, esclude di fatto il Brasile, che al vertice non è invitato.

Il presidente del Brasile Jair Messias Bolsonaro dal canto suo, non l’ha presa bene. Lo confermano i suoi tweet rabbiosi, in cui, oltre a ribadire la sovranità brasiliana sull’Amazzonia, dà del colonialista al presidente francese: “Mi rammarico che il presidente Macron cerchi di strumentalizzare una questione interna del Brasile e di altri paesi amazzonici. Il tono sensazionalista con il quale si riferisce all’Amazzonia (facendo appello a foto false) non contribuisce in alcun modo a risolvere il problema”.

“Il governo brasiliano – ha aggiunto Bolsonaro in un altro tweet – rimane aperto al dialogo, basato su dati oggettivi e rispetto reciproco. Il suggerimento del presidente francese di discutere le questioni amazzoniche al G7 senza la partecipazione dei paesi della regione evoca una mentalità colonialista fuori luogo nel 21 ° secolo”.

“L’Amazzonia bruciata dagli incendi rappresenta una priorità, una situazione di grave emergenza che deve essere discussa al G7”. Incalza intanto anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, rilanciando la proposta del presidente francese Emmanuel Macron.

Il fumo prodotto dagli incendi che stanno devastando l’Amazzonia in questi giorni può essere visto persino dallo spazio: a catturarne le immagini, il 20 e 21 agosto, sono stati il satellite Sentinel 3, del programma europeo Copernicus dell’Agenzia spaziale europea (Esa), e quello della Nasa, Suomi National Polar-orbiting Partnership.

Intanto Bolsonaro ha ammesso che i proprietari agricoli potrebbero essere responsabili dell’ondata di incendi forestali nel paese – con un aumento dell’82% da gennaio al 18 agosto scorso, rispetto allo stesso periodo del 2018 – ma è tornato a dire che “i sospetti principali” muovono verso le ong ambientaliste, anche se non esistono prove che dimostrino la loro colpevolezza.

L’Istituto brasiliano per l’ambiente (Ibama) ha lanciato un concorso per ingaggiare un’azienda privata che si occupi del monitoraggio della deforestazione in Amazzonia, dopo le polemiche sui dati diffusi dall’Istituto nazionale delle ricerche spaziali (Inpe), che hanno portato all’allontanamento del suo direttore, Ricardo Galvao.

“A causa della deforestazione, la foresta amazzonica nel territorio brasiliano sta perdendo una superficie equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto e siamo sempre più vicini a un punto di non ritorno per quello che, non solo è il più grande serbatoio di biodiversità del Pianeta, ma rappresenta uno dei pilastri degli equilibri climatici”, è l’allarme del WWF.

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