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Myanmar: l’esercito spara sulla folla che, continua a protestare contro il golpe

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Non si placa la protesta in Myanmar dopo il colpo di stato dell’esercito. La polizia birmana ha sparato oggi proiettili di gomma e forse anche veri, per disperdere i manifestanti a Yangon, ovvero l’ex Rangoon.

Le tensioni tra esercito e manifestanti si sono esacerbate, dopo che ieri il rappresentante permanente del Myanmar all’Onu ha sfidato la giunta golpista pronunciando un discorso appassionato davanti all’Assemblea generale, a New York, in cui ha lanciato un appello: “Abbiamo bisogno dell’azione più forte possibile della comunità internazionale per fermare immediatamente il colpo di Stato militare, mettere fine all’oppressione degli innocenti e ripristinare la democrazia”, ha affermato Kyaw Moe Tun, rimasto fedele al governo civile di Aung San Suu Kyi.

La Birmania, lo ricordiamo, è scossa da un’ondata di proteste a favore della democrazia da quando il golpe dell’esercito ha rovesciato la leader civile Aung San Suu Kyi l’1 febbraio.

Secondo il portale di notizie Myanmar Now, a Yangon gli agenti hanno interrotto due sit-in di manifestanti che andavano avanti da 48 ore e hanno preso di mira alcuni giornalisti sul posto. I manifestanti chiedono il rilascio, tra gli altri, di Aung San Suu Kyy e il ripristino del governo civile. Ieri il nuovo capo della commissione elettorale nominato dalla giunta, Thein Soe, ha dichiarato nulli i risultati delle elezioni di novembre, ha sciolto la Commissione elettorale in capo alle elezioni dell’8 novembre (vinte da Aung San Suu Kyi) e creato un nuovo organismo che si riunisce oggi. Ma la maggior parte dei partiti invitati hanno detto no grazie.

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