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Tra un anno esatto si voterà per l’Europa

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Da giovedì 23 a domenica 26 maggio 2019, esattamente tra un anno, si andrà al voto per rinnovare il Parlamento europeo. Saremo chiamati ad eleggere 705 deputati a suffragio universale diretto e, indirettamente, il Presidente della Commissione europea.

Non mancano le preoccupazione per il risultato, soprattutto per le crescenti spinte dei movimenti nazionalisti. Molti eurodeputati, da giorni, si vedono in giro nei collegi elettorali. La competizione è quindi partita in largo anticipo: lo scontro sarà tra europeisti e populisti anti-UE. Sotto stretta osservazione anche il neo nascente governo Lega-5Stelle in Italia. In particolare l’effetto della sua azione politica che potrebbe ripercuotersi sull’andamento delle Europee.   

L’Eurobarometro, l’istituto di sondaggi d’opinione del Parlamento europeo, ha pubblicato gli ultimi dati. Per la prima volta dal 2007, il 60% degli europei ritiene che l’appartenenza all’UE sia un fattore positivo per il proprio paese e il 67% ritiene che il proprio paese abbia tratto beneficio dall’adesione all’UE, la percentuale più elevata dal 1983. 

In Italia le percentuali sono più basse. Il 39% degli italiani intervistati ha risposto che l’appartenenza dell’Italia all’UE è una cosa positiva, mentre il 44% sostiene che l’Italia abbia tratto beneficio dall’appartenenza all’UE.

Interrogati, poi, su quali temi dovrebbero essere discussi durante le campagne elettorali in tutta l’UE, quasi la metà degli europei (49%) cita la lotta contro il terrorismo come tema prioritario, seguito da disoccupazione giovanile (48%), immigrazione (45%) nonché economia e crescita (42%).

Per gli italiani, i temi più importanti da affrontare in campagna elettorale sono l’immigrazione (66%), la lotta alla disoccupazione giovanile (60%), l’economia e la crescita (57%) e la lotta al terrorismo (54%).

Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha dichiarato oggi da Bruxelles in un incontro con la stampa: “Le prossime elezioni europee saranno senza dubbio una battaglia, non solo tra i partiti tradizionali di destra, sinistra e centro, ma anche tra coloro che credono nei vantaggi di proseguire con la cooperazione e l’integrazione a livello dell’UE e coloro che vanificherebbero i risultati raggiunti negli ultimi 70 anni”. 

 

   

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